
BORGOMANERO-31-03-2018-“Quella sera sono andato con la mia compagna in quella pizzeria, ma non ero andato né per estorcere del denaro né per chiedere che prendessero a lavorare il figlio della mia compagna. Si, quando eravamo fuori c’è stata una lite, quando è uscito anche suo padre mi sono saltati addosso e io mi sono difeso. Tutti parlano della mia “fama”: io per la mia fama ho già pagato e strapagato. Il paese è piccolo, le voci corrono, e la gente spesso parla a vanvera”. Così davanti ai giudici il borgomanerese 50enne finito a processo insieme alla sua compagna e un’altra coppia con le accuse, a vario titolo di estorsione, tentata estorsione ai danni di titolari di bar e di esercizi pubblici del borgomanerese; nello specifico l’uomo è chiamato a rispondere di tentata estorsione, estorsione e furto aggravato, la sua compagna di tentata estorsione, mentre gli altri due, un uomo di 48 anni e una donna di 40, anche loro residenti nel borgomanerese, per l’accusa, avrebbero cercato di far ritrattare le dichiarazioni rese ai carabinieri dalla “vittima” di una estorsione. “E non è vero che andavo nei bar e non pagavo le consumazioni - ha aggiunto - se non avevo i soldi dicevo che sarei passato dopo e non davo quello che potevo, ma quello che dovevo”. Quella sera fuori dalla pizzeria era scoppiata una lite. “Quella sera erano venuti in pizzeria lui e la sua compagna. Non so come sia iniziata la lite - aveva detto una ragazza che all’epoca lavorava come cameriera - A un certo punto ho sentito urlare, sono uscita e ho visto che l’uomo e il mio titolare si picchiavano. Poi è arrivato anche il papà del titolare che ha cercato di dividerli e mi ha detto di chiamare i carabinieri. A quel punto i due se ne sono andati”. Il titolare e suo padre erano rimasti feriti. Si torna in aula il 24 aprile.