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toga avvocato

BORGOMANERO -29-01-2018- "Sì, lo conosco

(l’imputato, ndr) ma solo perché abita in paese, non so nulla di quello che successe quella sera davanti alla pizzeria. Sono arrivato insieme a un mio amico quando era già successo tutto e i carabinieri ci hanno chiesto solo le generalità". Ma qualche giorno dopo quei fatti (era maggio del 2016) lui, il teste chiamato a deporre in aula al processo che vede imputate quattro persone (due uomini e due donne, tutti residenti nella zona di Borgomanero) avrebbe reso dichiarazioni ben diverse; avrebbe riferito infatti di conoscere quell’uomo, e non solo perché abita nel suo stesso paese ma anche perché in qualche occasione aveva chiesto soldi anche a lui, con fare minaccioso. Ma davanti al collegio ha teso a sminuire i fatti. “Una volta sola mi ha chiesto 50 euro; minaccioso? No, me li ha chiesti in modo educato; io gli ho detto di no, basta, è finito tutto lì. Non mi ricordo proprio di aver riferito delle cose ai carabinieri”. Una reticenza che ha indotto il pubblico ministero ha chiedere l’acquisizione del verbale delle dichiarazioni rese a suo tempo. A processo per estorsioni e tentate estorsioni ai danni di titolari di bar ed esercizi pubblici del borgomanerese un lui, 50enne e una lei, 42 anni chiamati a rispondere dell’accusa di tentata estorsione (solo per lui anche quella di estorsione e furto aggravato per altri fatti commessi, uno in concorso con altra persona già uscita di scena con una condanna a 4 anni per estorsione ) e un’altra coppia (lei 40 anni, lui 48) chiamati nel  medesimo procedimento in quanto, secondo l’accusa, avrebbero cercato di far ritrattare le dichiarazioni rese ai carabinieri dalla “vittima” di una estorsione. Quel che era accaduto quella sera di maggio fuori da una pizzeria della zona lo aveva raccontato in aula una ragazza che all’epoca dei fatti lavorava nel locale come cameriera. “Erano entrati lui (il 50enne) e la moglie, hanno ordinato una pizza e poi mi hanno chiesto se potevo dire al mio titolare di uscire. Non so come sia iniziata la lite, a un certo punto ho sentito urlare, sono uscita e ho visto che l’uomo e il mio titolare si picchiavano. Poi è arrivato anche suo padre (papà del titolare del locale, ndr) che ha cercato di dividerli e mi ha detto di chiamare i carabinieri. A quel punto l’uomo e la donna se ne sono andati”.  I due, padre e figlio, rimasero a terra feriti. Tra le persone offese, già ascoltate, anche altri gestori di bar della zona e il titolare di una pizzeria ai quali il 50enne avrebbe chiesto soldi. “Passava nel mio locale una o due volte la settimana - ha riferito quest’ultimo - E’ capitato che mi chiedesse soldi, 100 euro, a volte 300, diceva che ne aveva bisogno; io glieli davo ma poi le richieste sono aumentate e la cosa era diventata pesante”. Il processo prosegue a febbraio.

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